sabato 29 marzo 2008

ASSISI: 5-13 aprile 2008

La rosa non fiorisce nella notte
pure toccata da un tocco di luce,
ma l'anima dovunque può sbocciare
giacché nel cuore porta il proprio sole.

UN CLICK SULLA FOTO PER INGRANDIRLA

Dopo il successo raccolto a Perugia,
appuntamento ad ASSISI da SABATO 5 a DOMENICA 13 APRILE in Piazza del Comune, presso la Sala Pinacoteca, tutti i giorni dalle 10 alle 19.

Inaugurazione ufficiale con le autorità sabato 5 alle ore 17.30; a seguire performance del gruppo di musica indiana Ragini e rinfresco offerto dal commercio equo e solidale (Solidalequo Assisi). La mostra sarà comunque aperta già dalla mattina.

Dal 19 al 27 aprile la mostra verrà allestita a Spoleto, presso il Chiostro di San Nicolò.

mercoledì 19 marzo 2008

Da La Nazione-Umbria del 15/03/08

FOTOGRAFIA SCATTI E SPETTACOLO
ALL'EX CHIESA DELLA MISERICORDIA

"Vrindavan", immagini
dalla città delle donne sole


PERUGIA - LE DONNE DI VRINDAVAN, città dell'India, come rivelano le foto della mostra in corso all' ex Chiesa della Misericordia (si chiuderà domani) di Tamara Fametani con liriche di Daniele Passerini, sono donne particolari. Nella maggior parte dei casi si tratta di vedove dice la Farnetani - che dopo la morte del loro sposo, dedicano la vita a Krishna, il dio hindu. Si ritirano dalla vita mondana spogliandosi di ogni forma di materialismo, volontariamente o più spesso forzate dalle loro famiglie. Insieme alle vedove si trovano anche mogli abbandonate, spesso con i loro bambini, o donne che non sono riuscite a sposarsi, di solito per mancanza di dote. Sono senz' altro donne cui viene negato il diritto a una vita normale solo perché non hanno più un marito ma dietro a questi volti - rivela la fotografa - c'è molto di più... Dedico queste foto a tutte le donne oppresse ...». La mostra, straordinaria, ha uno scopo benefico: raccogliere fondi (libera l'offerta per i cataloghi) da destinare all'India, quella più povera. Oggi peraltro, alle ore 17.30 il Comitato Internazionale 8 Marzo propone nella sede della mostra lo spettacolo teatrale «Bambole», di e con Candelaria Romero.

Da La Voce dell'Umbria del 15/03/08

LA MOSTRA Il dramma delle vedove indiane visto da grandi fotografi
Quelle vite dedicate a Krishna

PERUGIA - Sta registrando un grande successo di pubblico "Donne de Vrindavan", la mostra fotografica visitabile fino a domani presso la ex chiesa Santa Maria della Misericordia in Via Oberdan. L'esposizione racconta la difficile condizione delle vedove dell'India attraverso 40 pannelli di straordinarie fotografie di Tamara Farnetani, testimonianze raccolte dalle stesse donne fotografate, liriche di Daniele Passerini, e approfondimenti di Ester Gallo e Rita Cacciaglia. Vrindavan, nell'Uttar Pradesh, meta di pellegrinaggio dei devoti a Krishna, è nota come la "città delle vedove" (circa 20mila su un totale di 55mila abitanti) che vi giungono in cerca di un rifugio.
Tamara Farnetani, specializzata in ritrattistica e moda presso il Kingsway College e il City of Westminster College di Londra, dice: "Le donne che ho conosciuto a Vrindavan sono donne particolari. Nella maggior parte dei casi si tratta di vedove che, dopo la morte del loro sposo, dedicano là loro vita a Krishna. Si ritirano dalla vita mondana spogliandosi da ogni forma di materialismo, volontariamente o più spesso forzate dalle loro famiglie, per dedicare la propria vita a preghiere e salmodie e raggiungere la Moksh (la liberazione dalla ruota continua delle rinascite). Insieme alle vedove troviamo anche mogli abbandonate, spesso con i loro bambini o donne che non sono riuscite a sposarsi, di solito per mancanza della dote. Molti guarderanno le foto con l'ide,a di una profonda violazione dei diritti umani, e sicuramente a queste donne viene negato il diritto a una vita normale solo perché non hanno più un marito. Mi ha commosso profondamente vivere con loro, condividere quel poco che possedevano, la loro costante serenità, il non temere la morte, anzi celebrarla come elevazione dello spirito".
La mostra è promossa dal Comitato Internazionale 8 Marzo, che in passato ha già portato a Perugia altre, mostre importanti come Ndebele. Vasu Dev Das (Rita Cacciaglia), vive in India da 20 anni ed è profonda conoscitrice della società e delle culture indiane.
Così conclude il suo contributo scritto per la mostra: "Le donne ritratte da Tamara Farnetani ci guardano con occhi talvolta inespressivi o come persi in ricordi di tempi migliori e lontani, o saggi e luminosi, o pieni di dolore, o fieri ed orgogliosi. Sguardi in cui possiamo cogliere le immense contraddizioni dell'India, la sofferenza d'oggi e la speranza di domani" . Ester Gallo, antropologa, insegna Politica e Società presso l'Università del Sussex, dell'India ha approfondito i temi legati a donne, genere, parentela e famiglia con particolare riferimento al Kerala dove ha condotto indagini etnografiche. "Le donne indiane - commenta Ester - sono oggi, come in passato, protagoniste della tradizione e del cambiamento. La comprensione del ruolo complesso che esse rivestono nell'India contemporanea ci richiede di mettere in discussione i nostri valori e il nostro punto di vista".
Dopo la prima tappa a Perugia - Donne di Vrindavan verrà allestita in altre due città d'arte: dal 5 al 13 aprile ad Assisi presso la Sala Pinacoteca e dal 19 al 27 aprile a Spoleto presso il Chiostro di San Nicolò.

Dal Giornale dell'Umbria del 14/03/08 (p. 32)

IN MOSTRA A PERUGIA
Immagini e poesia


PERUGIA - Una mostra fotografica di straordinaria suggestione. L'iniziativa dal titolo "Donne di Vrindavan", inaugurata sabato, alla presenza degli assessori Tiziana Capaldini e Andrea Cernicchi, allestita nella Sala espositiva della chiesa Santa Maria della Misericordia di via Oberdan a Perugia, sta riscuotendo un grande successo di pubblico.
Particolarmente apprezzato il concerto di musica indiana del gruppo Ragini che è stato applauditissimo, ma a riprova dell'interesse che la mostra suscita sta la vendita di numerosi cataloghi della mostra e i tantissimi commenti positivi dei visitatori. Va ricordato che il ricavato della vendita in offerta dei cataloghi per metà è destinato a coprire le spese della mostra e per l'altra metà va in beneficenza. Il denaro andrà infatti a sostenere l'attività a Vrindavan dell'associazione umanitaria indiana Guild of Service che gestisce strutture di accoglienza per donne.
Le foto in mostra sono di grande suggestione anche per la particolarità di essere abbinate a parole capaci di evocare sentimenti ed emozioni. La mostra racconta la vita delle donne di Vrindavan (Uttar Pradesh, India) attraverso le fotografie di Tamara Farnetani, le liriche di Daniele Passerini, le testimonianze raccolte dalle stesse donne fotografate, i loro canti registrati dal vivo, gli approfondimenti di Ester Gallo, antropologa dell'università, del Sussex (UK), e Vasu Dev Das (Rita Cacciaglia), collaboratrice e amica di Tiziano Terzani. La città di Vrindavan si trova a circa 130 km da Nuova Delhi e a 50 km da Agra, la città del Taj Mahal. Secondo la tradizione hindu tra Vrindavan e Mathura, separate da circa 15 km, nacque e crebbe Krishna. Per questo motivo la zona è ricca di templi e meta di pellegrinaggio da tutta l'India. Vrindavan è anche nota come la "città delle vedove" per via del gran numero di donne che vi trovano rifugio dopo essere rimaste senza marito. L'iniziativa è promossa dal Comitato Internazionale 8 marzo e resterà aperta fino a domenica. La mostra sarà replicata ad Assisi dal 5 al 13 aprile presso la Sala Pinacoteca, piazza del Comune e a Spoleto dal 19 al 27 aprile, presso il Chiostro di S. Nicolò, in via Elladio.

Dal Giornale dell'Umbria del 14/03/08 (p. 28)

"Donne di Vrindavan":
a Perugia, Assisi, Spoleto
una mostra fotografica
sulle vedove dell'India

La condizione delle vedove dell'India, donne private di tutti i beni materiali, persino della stessa dignità, speso costrette al suicidio o vittime di misteriosi incidenti domestici. Molte di loro si rifugiano nd Vrindavan nella regione indiana dell'Utrar Pradesh dedicando la vita al Dio hindu Krishna.
E' questo il tema dei quaranta pannelli con le fotografie di Tamara Fanetani. Le immagini sono accompagnate da testimonianze raccolte dalle stesse donne fotografate, per raccontare le condizioni di vita delè vedove che si concentrano a Vrindavan nella regione dell'Uttar Pradesh più che in ogni altro luogo dell'India. Le foto sono accompagnare dagli approfondimenti di Rita Cacciaglia alias Vasu Dev Das (consulente dall'India) ed Ester Gallo (antropologa, Università del Sussex) e dalle liriche di Daniele Passerini, scritte appositamente per l'esposizione, organizzata dal "Comitato internazionale 8 marzo. Una mostra itinerante che parte da Perugia alla sala espositiva della chiesa Santa Maria della Misericordia di via Oberdan fino a domenica e sarà replicata ad Assisi dal 5 al 13 aprile presso la sala Pinacoteca, piazza del Comune e a Spoleto dal 19 al 27 aprile, presso il chiostro di S. Nicolò, in via Elladio.
All'evento è associata una raccolta fondi in favore di Guild of Service, New DeIhi, India.

martedì 18 marzo 2008

Alcuni commenti lasciati dai visitatori a Perugia

Grazie per gli spunti di riflessione che ci avete donato.

Che sguardi hanno queste donne... pieni fino all'orlo.

C'è molto da imparare da queste donne.

Gli occhi di queste donne raccontano storie: grazie per avercele fatte ascoltare.

A Daniele che sa con poco toccare il cuore.

L'identità delle donne è unica in questo mondo. Grazie.

Con profondo rispetto e gratitudine. Bellissimo.

Complimenti vivissimi per la bella mostra.

La mostra è fantastica, le foto strepitose. Tamara continua così, sei nata per questo.

Complimenti per le foto e per le parole che le accompagnano. Fanno veramente riflettere...

Complimenti per le foto, per le sensazioni espresse e trasmesse.

Complimenti sono splendide!

Grande sensibilità e umanità.

Molto emozionante.

Complimenti per le bellissime foto e per la carica emotiva che esprimono.

Ogni momento di una donna merita di essere raccontato.

Storie che toccano profondamente l'anima.

Grazie per averci fatto conoscere questo angolo del mondo.

Bellissime e interessanti. Complimenti.

Delle foto stupende, luce ad arte e frasi ad effetto. E' stato un vero piacere vederle, toccano il cuore.

Molto forte, soprattutto accettare che la vita passa molte volte da queste storie.

Attraverso queste fotografie ho ricevuto molto, grazie per questo.

Bravi per l'emozione che c'è.

Ho trovato belle sensazioni di luce.

Lo sguardo di queste donne è molto comunicativo e intenso. Ho letto nei loro occhi dolore, speranza, dedizione. Tutto ciò è emozionante.

In ognuna di loro ho trovato un po' di me stessa.

Una mostra emozionante.

Una luce vera...

Ho cercato e ritrovato in questi volti l'essenza della vita... luce divina e speranza: mostra eccezionale!!

Bravò!! Davvero una mostra fotografica. Vai avanti... La strada sarà aperta...

Complimenti si guarda e si legge con emozione.

Grazie!!! La città aveva bisogno di qualcosa del genere...

Veramente commovente...

Un lavoro bellissimo, complimenti!

La mostra è molto bella così come il connubio tra foto e poesia, due linguaggi molto vicini che vengono accostati non così spesso. La città in cui sono stati fatti gli scatti appare affascinante e crudele allo stesso tempo. Tutto ciò che riguarda la condizione della donna nei diversi luoghi del mondo meriterebbe spazio ed attenzione sempre maggiore... grazie per la bella iniziativa.

Veramente bella. Si riesce a cogliere l'essenza di quelle vite e di quei dolori. Complimenti.

Tematica estremamente interessante e per me sconosciuta. Colpiscono molto bene e commuovono le immagini visive e quelle evocate dalle parole. Complimenti!

Non ho parole per le immagini e le frasi poetiche! Davvero un'opera d'arte toccante, commovente. Grazie.

Complimenti per le foto... veramente belle!!!

Bellissime le foto e le poesie.

Pur essendo distanti le immagini mi apparvero vicine. Complimenti.

Queste foto non fanno altro che acuire la mia enorme passione per l'oriente!! Grazie davvero!

Semplicemente... grazie!

Disarmante come lo sguardo di un bambino...

Commovente. Grazie.

Foto psicologiche ed eloquentissime! Grazie.

Foto e parole ben fuse per comunicare l'umanità sconosciuta di questi angeli.

Foto bellissime, in uno scatto c'è una vita diversa che non potevo immaginare. Viaggiare con le immagini è bellissimo, ritrovarsi in nuovi luoghi con un battito di ciglia. Grazie per il meraviglioso viaggio.

E' un colpo al cuore!

Fotografie impressionanti, parole emozionanti: un pugno nello stomaco di chi dell'India vede solo il “glamour”.

Lampi di luce e di colori, armonia di parole. Complimenti.

Molto interessante, affascinante. Le foto mi hanno portato un vero desiderio di sapere più della cultura e della spiritualità delle donne di Vrindavan. Che bel lavoro Tamara e Daniele. Vi ringrazio molto.

La luce in India prende forme strane. Rivela dolore e dignità, sofferenza e amore, vestiti da donna.

La spiritualità dimenticata dall'occidente.

...la tristezza queste donne la superano con una profonda forza spirituale e umana...

E' unico il realismo di sguardi animati da una triste ma viva speranza.

Veramente complimenti per questa mostra... di fronte a questi ritratti si sta solo in silenzio... è solo il cuore che parla.

Molto bello ed interessante!

Bellissimo e impressionante!

Bello e colpisce l'anima!

Tamara e Daniele: un grosso grazie. Grato per l'apertura di una finestra ariosa su uno spazio infinito.

Congratulazioni per questo splendido lavoro!!!

Grazie, è veramente toccante e profondo.

(Perugia, 8-16 marzo 2008)

lunedì 17 marzo 2008

Consuntivo dell'esposizione a Perugia

In attesa di completare la rassegna stampa (sono usciti in tutto 9 articoli su 5 testate, per lo più elaborazioni del comunicato stampa iniziale), seguono i numeri dell'esposizione a Perugia dal 8 al 16 marzo:
  • 130 cataloghi venduti in offerta che corrispondono a:
  • 650€ messi già da parte per Guild of Service in attesa delle esposizioni di Assisi e Spoleto;
  • 650€ per portare da 3.380€ a 2.730€ il deficit tra le entrate degli sponsor e le uscite.
  • Quasi 300 commenti e/o firme sul registro della mostra
  • dunque una stima (in difetto) di almeno 3000 visitatori.
Ringraziamo tutti coloro che hanno permesso l'avvio di questo progetto.
Il prossimo appuntamento è ad Assisi dal 5 al 13 aprile.

mercoledì 12 marzo 2008

Da il Corriere dell'Umbria del 12/03/08

Perugia In mostra all'ex Chiesa della Misericordia gli scatti di Tamara Farnetani
L'india nei volti delle donne
Accompagnano le immagini le poesie di Daniele Passerini

La mostra Una donna indiana [nella foto] di Vrindavan ritratta dalla fotografa Tamara Farnetani, in esposizioni fino al 16 marzo

PERUGIA - "Donne di Vrindavan" è la mostra fotografica allestita fino al 16 marzo nell' ex Chiesa della Misericordia in via Oberdan. I trentacinque suggestivi scatti di Tamara Farnetani ritraggono i volti senza tempo delle donne indiane di Vrindavan, nella maggior parte dei casi vedove che dopo la morte del loro sposo dedicano la vita al Dio hindu Krishna. Sono donne che si ritirano dalla vita mondana spogliandosi da ogni forma di materialismo, volontariamente 'o più spesso' forzate dalle loro famiglie, per dedicare la propria vita a preghiere e salmodie. Insieme alle vedove troviamo anche mogli abbandonate, spesso con i loro bambini o donne che non sono riuscite a sposarsi, di solito per mancanza della dote. L'intensa luce che accarezza i volti di queste figure suggerisce allo spettatore il mistero che si cela dietro la loro personalità, la loro grande fede, l'amore per Krishna e l'accettare con serenità e dignità la propria sorte. Le immagini della mostra, promossa dal Comitato internazionale 8 marzo in collaborazione con l'antropologa Ester Gallo e la consulenza di Vasu Dev Das, sono accompagnate dalla potente forza evocativa delle poesie di Daniele Passerini. "Mi ha commosso profondamente vivere con loro afferma Tamara Farnetani - condividere quel poco che possedevano, la loro costante serenità, il non temere la morte, anzi celebrarla come elevazione dello spirito. Ma essendo una donna proveniente da una società occidentale, mi rimane molto difficile accettare tutto ciò. Non voglio giudicare un cultura così diversa dalla nostra e così antica - sarebbe come non aver capito e accettato l'India - però mi aspetto che il governo indiano faccia molto più per queste donne e i loro figli, garantisca per esempio l'istruzione scolastica gratuita".

Da TuttoPerugia del 06/03/08

Una mostra racconta
le vedove di Vrindavan
di Agnese Priorelli

Fino al 16 marzo
un'esposizione fotografica
per l'emancipazione femminile

Quaranta pannelli con scatti di Tamara Farnetani

S'inaugura l'8 marzo la mostra fotografica "Donne di Vrindavan", 40 pannelli di straordinarie fotografie di Tamara Farnetani accompagnate da testimonianze raccolte dalle stesse donne per raccontare le condizioni di vita delle vedove che si concentrano a Vrindavan (India). La città è nota come città delle vedove. "Le donne che ho conosciuto sono particolari - spiega la fotografa - la maggior parte sono vedove che dopo la morte dello sposo si ritirano dalla vita mondana spogliandosi da ogni forma di materialismo, volontariamente o più spesso forzate dalle famiglie, per dedicare la propria vita a raggiungere la Moksh (la liberazione dalla ruota continua delle rinascite). Mi ha commosso vivere con loro, condividere quel poco che possedevano, la loro serenità". La mostra è promossa dal Comitato internazionale 8 Marzo: "Quando Tamara Fernetani ce l'ha proposta abbiamo subito accettato - commenta la presidente del comitato Marcella Bravetti - perché sono scatti che parlano da soli. E' importante valorizzare le culture diverse con il confronto e la conoscenza. L'India sta avendo un super sviluppo economico, ma rimangono queste arretratezze". Molte immagini sono accompagnate da liriche di Daniele Passerini e hanno collaborato Vasu Dev Das ed Ester Gallo con approfondimenti. La mostra è alla chiesa Santa Maria della Misericordia fino al 16 marzo. "Ci sarà una raccolta fondi - conclude la presidente - in favore dell'associazione indiana Guild of Service, conosciuta per l'attività in favore dell'emancipazione femminile che serviranno alla costruzione della Ma-Dham (Casa della madre) a Vrindavan".

Emancipazione. Prevista dai Comitato internazionale 8 Marzo anche una raccolta fondi in favore dell'associazione indiana Guild of Service, conosciuta per l'attività in favore delle donne.

martedì 11 marzo 2008

Essere vedove in India

Vasu Dev Das (Rita Cacciaglia), 54 anni, dal 1988 vive in India a contatto coi più differenti strati sociali, caste, comunità religiose, abitanti di città, contadini di sperduti villaggi del Rajasthan o dell'Uttar Pradesh, dove l'esistenza - nonostante l'arrivo della TV, del cellulare, della moto - scorre simile a migliaia di anni fa nei gesti, negli atti, nell'abbigliamento, nella casa. Diventata profonda conoscitrice della società e delle culture indiane, i suoi resoconti sono stati spesso utilizzati per documentari, articoli, ricerche antropologiche. Su richiesta, accompagna viaggiatori desiderosi di scoprire un'India meno nota. Uno dei più interessati e attenti ascoltatori è stato il caro amico Tiziano Terzani, che “inquisiva” con curiosità su tutto ciò che riguardava questo vasto Paese.

Questo è l'approfondimento che ha scritto per Donne di Vrindavan:


L’India è un paese di grandi contrasti e contraddizioni e vivervi per una donna non è cosa facile. In una società dove la religione gode ancora di grande autorità e le sue scritture ed i suoi insegnamenti sono seguiti oggi come migliaia di anni fa, essere una donna, una madre, può rivelarsi la più gratificante delle esperienze come l’incubo più aberrante; e proprio in nome della religione e della tradizione vengono frequentemente compiuti crimini atroci.
Si parla spesso del miracolo economico indiano, ma la maggior parte dell’India è tuttora rurale: su 1 miliardo e 130 milioni di abitanti (F=547.421.878, M=582.444.276)[1] il 72,2% vive nelle campagne, in zone sperdute dove i legami con la tradizione restano molto forti. Trattandosi di una società patriarcale, le vessazioni più pesanti colpiscono naturalmente le donne, sin da quando sono bambine e prima ancora col fenomeno dell'aborto selettivo. Il cibo migliore, le cure mediche, lo svago, il riposo, sono destinati ai maschi. Il maschio è “l’assicurazione” per il futuro: sposato rimarrà in famiglia portando anche l’aiuto della moglie che si prenderà cura dei suoceri.
La ragazza pertanto è “a perdere”, le cure sono “sprecate” per lei, è un peso: ci si deve procurare anche la dote per farla sposare, per “mandarla via”, e tante famiglie si riducono sul lastrico per le spese della dote e del matrimonio. Una volta sposata la donna va ad abitare dai suoceri e lì può trovare l’inferno: è l’ultima arrivata; se il marito ha altri fratelli ci saranno già altre cognate e a lei spetteranno i compiti più gravosi, pulire e cucinare per tutti; sarà soggetta a torture psicologiche e materiali. La cosa che più sgomenta in questi casi, è la mancanza di solidarietà femminile: predomina il senso di rivalsa sull'ultima arrivata, che dovrà scontare quello che hanno subito le altre.
Un tormento ancora più terribile è rimanere vedova. Secondo i testi sacri Hindu la donna non ha alcun valore senza un uomo accanto, che sia padre o fratello da piccola, o marito poi; e quando resta vedova è la fine anche per lei. Nelle famiglie hindu più conservatrici e superstiziose la vedova viene considerata portatrice di sfortuna, se non la “causa occulta” della morte del marito. Le viene tolta ogni proprietà e diritto. Deve vivere in povertà e isolamento, dedicando la vita che le resta alla memoria del defunto sposo. Non potrà più risposarsi. Le tagliano i capelli, le tolgono ogni simbolo di donna maritata, il mangalsutra (cordone della felicità), la collana di perline nere che corrisponde alla nostra “fede”, il bindi, piccolo tondino rosso sulla fronte, il sindur, la striscia rossa tra i capelli, i cerchietti di vetro che porta ai polsi, gli anelli alle dita dei piedi. Deve vestire solo un semplice sari bianco, il colore del lutto.
Anche se da molti anni è fuori legge, si sente ancora raccontare di casi, nelle zone rurali, in cui la vedova s'immola sulla pira funebre del defunto marito, rito chiamato sati; nei casi meno peggiori viene gettata fuori dalla casa dei suoceri, deprivata di tutto, soprattutto della dignità. Considerata ormai solo di peso, a volte viene allontanata dai suoi stessi figli. C'è chi va a elemosinare per la strada. Altre, in gruppetti, partono in pellegrinaggio, spesso a piedi, per visitare i luoghi sacri dell’India. Altre, le Sadhvi, portano all'estremo la scelta di una vita di penitenza e rinuncia e, se ne hanno la capacità, sotto consiglio del loro maestro spirituale, inizieranno a dare lezioni e insegnamenti religiosi. Altre ancora si rifugiano in luoghi sacri come la città di Varanasi, dove passano i loro ultimi anni chiedendo l’elemosina sulle rive del Gange, confidando che dopo la morte le acque sacre di questo fiume - considerato “la madre” - le accoglieranno nell’ultimo abbraccio, per donar loro la liberazione (Moksh) dal ciclo delle rinascite, così come viene stabilito nei testi sacri.
La maggior concentrazione di vedove, attualmente circa 20 mila (in India si stimano complessivamente 40 milioni di vedove), si ha nella città sacra di Vrindavan, specialmente quelle provenienti dalla regione del Bengala Occidentale - sulle orme del santo Chaitanya Mahaprabhu (1486-1533) - e dal Bangladesh. Qui dimostrano il loro amore per Krishna, il Dio nato in questa piccola cittadina, cantando incessantemente bhajan (canti sacri) negli che le accolgono. In cambio ricevono una ciotola di riso e ashramdhal (legumi), e qualche rupia. Questo certo non basta loro per mettere da parte i soldi necessari a pagare, in certi casi, l’affitto di stanzette umide e maleodoranti.
La vita di queste donne è dura, più di quanto in occidente si possa immaginare. Incuria, malnutrizione, sporcizia, malattie (dissenteria, tubercolosi, patologie di carattere sessuale) regnano nei locali che le ospitano. L'ashram più grande arriva ad ospitarne 2000, tutte insieme! Ma le più disgraziate rimangono per strada, alla carità dei passanti e dei pellegrini, rannicchiate sui marciapiedi, davanti ai circa 4000 templi di questa cittadina santa. Tante hanno anche figli piccoli da crescere, altre accudiscono quelle più malate e a volte semidementi. Alcune rimpiangono di non essere morte insieme al marito, piuttosto che dovere sopportare tanti tormenti e tante umiliazioni. Dobbiamo poi ricordare il numero incredibile di spose bambine, lasciate ben presto vedove da mariti anziani (si contano circa 55 milioni di bambine sposate prima dei 15 anni)[2]. La maggior parte, soprattutto le più giovani, diventano vittime di violenze sessuali perpetrate spesso da chi le ospita con intenzioni lucrose: raccolta di donazioni, riciclo di denaro “nero”, traffico di queste povere creature a fine di prostituzione.
Negli ultimi decenni, le donne più coraggiose si sono riunite intorno a una di loro, Mohini Giri[3] che, con il supporto dell'educazione ricevuta, ha saputo alzare la testa con dignità e ora può tendere una mano alle “sorelle” più sfortunate, a cui offre cure mediche, igiene, pulizia, un pasto sostanzioso, soprattutto delle basi educative e l’insegnamento di semplici lavori che permetteranno loro di impegnare positivamente la loro vita e ricavare dei piccoli ma utili guadagni. Non va dimenticato che in India l’analfabetismo è ancora una grave piaga: l'alfabetizzazione interessa solo il 61.0% della popolazione (F=47.8%, M=73.4)[4].
Le donne delle foto qui raccolte [ndr. allude alle 36 foto di Donne di Vrindavan] mostrano volti le cui rughe raccontano uno a uno i dolori passati. Ci guardano con occhi talvolta inespressivi o come persi in ricordi di tempi migliori e lontani, o saggi e luminosi, o pieni di dolore, o fieri ed orgogliosi. Sguardi in cui possiamo cogliere le immense contraddizioni dell'India, la sofferenza d'oggi e la speranza di domani. Sulla fronte di tutte si nota un segno, il tilak, il simbolo sacro ai Vaishnava (seguaci del Dio Vishnu e del Dio Krishna), che ogni mattina, dopo le abluzioni rituali, viene disegnato sulla fronte con una specie di gessetto. Ogni gruppo religioso ha un suo tilak fatto con materiali diversi e di forma differente a seconda della divinità adorata[5]. È simbolo di buon auspicio: queste donne lo portano in segno della loro fede e con la speranza di raggiungere al più presto il loro amato Dio.
A Vrindavan ci sono anche vedove cacciate da famiglie ricche ed “istruite”, con figli benestanti e decine di nipoti; ma in linea di massima le donne di casta più alta si rifugiano a Varanasi. Va infatti precisato che nemmeno le aree urbane, le caste elevate e le comunità più abbienti, sono esenti da questa vergogna, seppur in proporzione minore. Spesso la vedova viene tenuta a casa per mera convenienza sociale, una presenza “non vista”, non considerata, un peso da sopportare. Mi viene in mente un episodio raccontato da un giornalista italiano in visita a Mumbai. Seduto al caffè di un hotel a cinque stelle osserva una famiglia entrare. Il loro abbigliamento è emblematico del cambiamento a cui va incontro la società indiana: magliette e scarpe firmate per il padre e i due figli, maschio e femmina; un costoso sari di seta per la madre. Una ragazzina, la badante, accompagna la nonna vedova, avvolta in un sari bianco, come una nuvola candida e vaporosa.
A un certo punto la ragazza s'allontana. Dopo aver consumato, la famiglia decide di andare via e si alza. Anche la donna anziana tenta d'alzarsi, ma le cade il bastone e, impotente, resta seduta e sola senza che figlio, nuora e nipoti se ne preoccupino. Ritorna infine la ragazza e, aiutandola ad alzarsi, l'accompagna fuori.
È auspicabile che in una nazione ricca di tante potenzialità come l'India, dove dalla fine del 2007 il Presidente della Repubblica è una donna, Pratibha Patil, lo stesso governo possa finalmente riuscire, nel giro di non troppi anni, a migliorare le condizioni di vita di quelle tante donne che sin dalla nascita devono lottare per vivere, giorno dopo giorno. Non c'è futuro per un paese senza un domani migliore per le sue donne.

NOTE

[1] Fonte: https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/in.html (stime al 13/12/2007).

[2] Fonte: Census of India 2001 (stima al 31/03/2006).

[3] Cognata settantenne dell'ex presidente indiano V. V. Giri, si batte da 40 anni per l'emancipazione femminile, anche come presidente della relativa Commissione nazionale. È presidente di Guild of Service, che gestisce vari centri in tutta l'India e in particolare a Vrindavan due case alloggio che ospitano oltre 600 vedove.

[4] Fonte: https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/in.html (stime al 13/12/2007).

[5] Le vedove di Vrindavan si fanno il tilak con le argille sacre dei luoghi dove è vissuto Krishna, giallo pallido o anche molto più scuro. Altri Vaishnava usano anche argille bianche, oppure polveri rosse ecc. Infine altri gruppi (per esempio Shivati) non usano l’argilla ma pasta di sandalo, ceneri sacre ecc.

lunedì 10 marzo 2008

PERUGIA: 8-16 marzo 2008

Grande affluenza di pubblico in occasione della giornata internazionale della donna alla prima nazionale della mostra fotografica itinerante Donne di Vrindavan, promossa dal Comitato Internazionale 8 Marzo. All'inaugurazione sono intervenuti gli assessori Silvana Capaldini (coesione sociale) e l'assessore Andrea Cernicchi (cultura) del Comune di Perugia; l'assessore Capaldini ha sottolineato l'importanza di iniziative in sintonia con la giornata della donna, e che ricordino le violenze che tutt'oggi subiscono, in anni in cui l'8 marzo sempre più tende a trasformarsi in una mera festa consumistica. L'evento è stato accompagnato dal rinfresco offerto da Monimbò - commercio equo e solidale e dall'esibizione del gruppo di musica indiana Ragini, applauditissimo.

P.S. La rassegna stampa verrà documentata al termine dell'iniziativa (dopo il 16 marzo).

giovedì 6 marzo 2008

Allestimento della mostra a Perugia

PERUGIA - Una serie di circostanze - indipendenti dalla volontà degli organizzatori di Donne di Vrindavan - fa si che l'allestimento verrà effettuato la stessa mattina di sabato 8 marzo. Pertanto la mostra verrà aperta presumibilmente più tardi delle 10.
Per una improvvisa inagibilità, sopravvenuta pochi giorni prima dell'apertura di Donne di Vrindavan, sono stati chiusi al pubblico i 4 ambienti secondari della Chiesa S.M. della Misericordia equivalenti a circa il 40% delle superfici espositive. Grazie alla grande disponibilità dei preposti uffici del Comune di Perugia, si è comunque trovato il modo di sfruttare al massimo la sala principale, l'unica rimasta utilizzabile.