mercoledì 16 luglio 2008

Ancora un pannello della mostra

Il vero viaggio
accade dentro,
a riabbracciar noi stessi. (*)




















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(*) Da "Ventidue passi d'amore" © A&B Editrice, 2005

Shanti Bhai

Vivo legata ad un metro dal suolo
senza l'altezza per fare la sposa.
La vita è sacra, seppure aggiogata;
vince il suo giogo chi bene lo accetta.



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SHANTI BAI, 55 anni, è una delle poche donne a Vrindavan ad avere una pensione di 2000 rupie all’anno (circa 40 euro) che in India è tanto; paga però un affitto abbastanza caro, 500 rupie al mese, arrotondando con l’elemosina. Le piace vivere a Vrindavan anche perché non conosce nient’altro. Dimostra una grande serenità.

Sono di Calcutta. Quando sono morti i miei genitori avevo cinque anni. I miei due fratelli maggiori erano molto preoccupati che fossi una nana: significava che non sarebbero mai riusciti a trovarmi marito e avrebbero dovuto prendersi cura di me per tutta la vita. Perciò decisero di allontanarmi di casa. Mi affidarono a una anziana vedova che stava venendo a Vrindavan per salmodiare, come vuole la tradizione hindu, fino agli ultimi giorni della sua vita. Così è da circa cinquanta anni che vivo qui. Sono molto credente, ma da cinque anni non vado più all’ashram. Chiedo l’elemosina qui davanti al Tempio di Govinda, il più importante della città, che i pellegrini devoti a Krishna vengono a visitare da ogni parte dell’India. Qui mi sento più libera che dentro l’ashram e faccio più soldi.